De Libertate

arti marziali e sport da combattimento

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ViolaInside
view post Posted on 6/10/2007, 18:00




bello
 
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Liam_Jargo
view post Posted on 8/10/2007, 11:55




Viet Vo Dao

Il Viet Vo Dao è un'antica arte marziale che il popolo vietnamita ha elaborato progressivamente nel corso di tutta la sua storia ed è una parte integrante della sua cultura e della sua anima. La storia del viet vo dao è la storia del popolo vietnamita.
Il Viet Vo Dao non è solamente un insieme di tecnice di combattimento, ma racchiude lo spirito di un popolo che nel corso dei secoli ha sempre dovuto lottare per mantenere la sua indipendenza e la sua unità.
La forma dell'Arte com'è conosciuta e divulgata dalla federazione si deve all'opera del M° Charles Phan Hoang che ha cercato di proporre al mondo occidentale, adattandoli nelle forme, ma lasciandoli inalterati nella sostanza i principi e le tecniche di un'arte che non è solo finalizzata al combattimento contro un avversario, contro un nemico, ma guarda alla formazione dell'essere umano in tutti i suoi aspetti.
Il Viet Vo Dao non è dunque solo un insieme di tecniche di combattimento ma anche una filosofia, una concezione della vita fedele al motto:
"Essere forte per essere utile"

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La Storia del Viet Vo Dao

La storia del Viet Vo Dao è strettamente legata alla storia del popolo vietnamita ed è per questo che ne riflette fedelmente la sua anima.
Il Viet Vo Dao è caratterizzato dal fatto che non è l’invenzione di una sola persona, ma è l’opera di tutto un popolo che nel corso della sua storia dovette lottare costantemente per sopravvivere. A differenza delle altre regioni asiatiche, dove la pratica delle arti marziali divenne la prerogativa di una classe sociale precisa e privilegiata, i Kchatrya in India, i Samurai in Giappone, in Vietnam l’arte marziale nata in ambito contadino si sviluppò con esso. E’ difficile precisare la sua data di nascita che certamente risale all’epoca nella quale l’antico Viet Nam si estendeva ancora nella parte meridionale dell’attuale Cina, fino al fiume Duong Tu Gian (Yan Tseu Kiang), circa cinquemila anni fa. Si è d’accordo nell’onorare l’imperatore Hung Vuong I, sia come fondatore del Vietnam, sia come creatore del Viet Vo Dao. In effetti sotto la dinastia degli Hung Vuong (2879 -258 a.c.), l’arte marziale vietnamita, come la medicina tradizionale si strutturarono contemporaneamente alla filosofia.
Si è soliti dividere la storia del vvd in diversi periodi:
2879 - 111 a. C. - Periodo della formazione delle tecniche
La scoperta in alcune grotte del Vietnam del nord di interessanti esempi di opere parietali e le punte di freccia rinvenute negli scavi archeologici della cittadella di CO Loa, permettono di confermare le ipotesi fatte intorno ai disegni che decorano il tamburo Ngoc Lu, importante testimonianza dell’antico Vietnam, circa l’esistenza di diverse tecniche di combattimento: oltre al combattimento a mani nude erano conosciuta l’arte della ascia - Bua Riu-, della spada corta - Doan Dao-, della spada - Guom-, della lancia -Thuong-, del bastone - Bong Phap - e dell’arco -Cung-.
111 a. C. 906 d. C. - Periodo di formazione delle teorie
Questo periodo della storia del Vietnam è caratterizzato dalla lotta contro le invasioni cinesi. L’arte marziale, già conosciuta come mezzo di difesa, viene associata all’arte militare e trova un nuovo impulso: vengono perfezionate le tecniche, elaborate le teorie e formulate le strategie che costituiranno dei preziosissimi principi per lo sviluppo e l’arricchimento della stessa arte marziale:

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Teoria della superiorità delle tecniche ravvicinate
Teoria della flessibilità contro la forza
Teoria del principio di sorpresa
Teoria del segreto delle illusioni
Teoria del metodo di evitare senza resistenza
906 - 1009 - Periodo dello sviluppo
Questo periodo è caratterizzato da una profonda influenza dei principi e delle teorie dell’arte marziale sull’arte militare. I Re Ngo Quyen e Dinh Bo Linh erano sia grandi Maestri nelle arti Marziali che grandi strateghi. Le modifiche che portarono nell’organizzazione dell’esercito e nell’addestramento dei soldati resero possibile l’unità nazionale.
1010 1527 - Periodo del perfezionamento delle tecniche e della diffusione
Con l’indipendenza stabile e duratura del paese, è divenuta una arte della vita acquistando un valore educativo più ampio, non solo limitato all’esercizio della guerra.
Sotto la dinastia dei Ly (1010 -1225) tutti i mandarini e i funzionari dovevano praticare l’arte marziale, comprese le dame di corte si addestravano per dare il buon esempio.
Sotto la dinastia dei Tran (1225-440) venne creata una vera e propria accademia per le arti marziali il Giang Vo Duong che rilasciava i gradi di Diploma in Arti Marziali e Dottore in arti marziali.
Nel 1284 il giorno della festa di Metà autunno il generale Tran Hung Dao riunì tutti i dirigenti delle scuole di arti marziali sparse nel paese chiedendo loro di unirsi per far fronte alla minaccia dell’invasione degli Unni. In seguito a questa riunione tutte le diverse tecniche furono non solo rese pubbliche, ma anche codificate. Grazie a questo spirito di unità nazionale i vietnamiti poterono fronteggiare e respingere gli Unni.
La maggior parte dei testi antichi riguardanti l’arte marziale vietnamita e riportanti le tecniche codificate, risalgono a quest’epoca, il libro ritenuto certamente più prezioso è quello di Tran Quang Khai Chieu Minh Dai Vuon (1241 -1294), intitolato “Linh Nam Vo Kinh” (L’arte marziale vietnamita), che costituisce il documento storico necessario per comprendere tutti i fondamenti del Viet Vo Dao, assai differente dalle discipline degli altri paesi.
1527 - 1802 - Periodo della divisione
(in preparazione)
1802 -1945 - Periodo della decadenza
Tale periodo coincide con l’avvento della dinastia Nguyen e la colonizzazione francese. L’industrializzazione e l’avvento delle moderne tecniche militari hanno fatto perdere al popolo vietnamita la confidenza nei tradizionali valori umani e insieme superato l’utilità delle Arti marzili.
Sotto la colonizzazione francese (1863 - 1945) fu impedito l’insegnamento delle arti marzili al punto che i giovani ne ignoravano persino l’esistenza. Le scuole proseguirono però la loro attività in clandestinità, cosa che permise alle arti Marziali di sopravvivere anche se in un certo stato di confusione.

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1938 - Periodo della rinascita
Si deve all’opera del Maestro Nguyen Loc se le arti marziali vietnamite hanno potuto riconquistare il posto che sempre hanno occupato nella storia di questo popolo.
Nato nel 1912 a Huu Bang nel Tonkino egli intraprese un lungo tirocinio nelle arti marziali e nella filosofia vietnamita al termine del quale codificò e unificò nel VO Viet Nam quanto aveva appreso dal suo studio. Nel 1945 ad Hanoi il Maestro presentò ufficialmente il movimento che prese il nome di Vovinam Viet Vo Dao.
Nel 1960, prima di spegnersi a Saigon, circondato dai suoi discepoli, il Maestro designò il suo successore Maestro Le Sang, e consiglio ai suoi discepoli di diffondere il Viet Vo Dao nel mondo.
1973 Fondazione della Federazione VIET VO DAO INTERNATIONAL
Il 2 agosto 1962 il Maestro Phan Hoag lascia il Vietnam con il compito di studiare la situazione delle arti Marziali nei paesi stranieri, particolarmente in quelli orientali e in Europa.
Dopo più di dieci anni si lavoro e di viaggi, il Maestro Phan Hoang è riuscito a diffondere il Viet Vo Dao in numerosi paesi e a riunire i maestri vietnamiti che insegnavano nei diversi paesi l’autentico Viet Vo Dao ma sotto denominazioni diverse. Questo grande lavoro è stato coronato con la creazione della Federazione internazionale Viet Vo Dao, comunemente chiamata International Viet Vo Dao.
Così è nato il movimento Viet VO Dao International del quale sono membri più di trenta nazioni nel mondo.

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ViolaInside
view post Posted on 8/10/2007, 20:11




image image image image e dopo
 
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valeruz
view post Posted on 9/10/2007, 19:54




E dopo se sbaglia mira ti spacca il naso. :P :D
 
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ViolaInside
view post Posted on 11/10/2007, 21:16




ma io sn immortale image
 
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Liam_Jargo
view post Posted on 14/10/2007, 19:06




ohohohoh guardate cosa vi ha trovato il vostro liam un arte marziale (più ke altro è tipo uno stile di combattimento con le spade derivato dallo scherma medievale) italiana giovane, giovane, la metto perkè merita.

LA COMMENDA MEDIEVALE

STORIA

· Nei primi mesi del 1994 nasce a Genova il gruppo di ricostruzione storica “I Cavalieri della Commenda“.
· Fondato da alcuni ragazzi appassionati di storia medievale il gruppo esordisce nel 1994 alla manifestazione di Offagna (PG) con una serie di duelli e combattimenti per le strade della città.
· Nell’estate del 1995 la Commenda arriva ad Acqui Terme (AL) al secondo torneo nazionale di scherma medievale dove si piazza al primo posto; un’altra delle date importanti della stagione è Grandson Neuchatel in Svizzera nel castello-sede del famoso studioso e re-enacter Gerry Embleton; seguono Piovera (AL) e la Torta dei Fieschi di Lavagna (GE).
· Inizia, dalla fine del 1995, una sempre più attenta preparazione all’uso della spada; Francesco Chinchella, è il componente del gruppo che dirige gli allenamenti. Egli impone un costante ritmo posto sui tre incontri settimanali in palestra e , trattati alla mano, inizia la vera evoluzione del gruppo. A seguito di vari incontri con i rappresentanti degli maggiori gruppi di re-enacment medievale europeo (gruppi francesi, inglesi, cechi, slovacchi e tedeschi) Chinchella si fa un’idea sempre più chiara della scherma medievale fino a che non inizia a dare una sua interpretazione a tutto il materiale (sia pratico che teorico) raccolto durante gli anni passati.
· Durante gli inverni 1998/99 e 1999/00 la Commenda ha tenuto stage e corsi di differenti livelli sull’uso della spada medievale riscuotendo sempre una buona risposta di allievi provenienti da tutta Italia. Gli stessi allievi sono stati poi seguiti e diretti in ogni aspetto, fino all formazione di gruppi storici totalmente indipendenti inseriti poi nel circuito nazionale del re-enacment italiano. Già nostri allievi : la Compagnia del Drago di Castelfranco Veneto (TV), la Compagnia del Corvo di Milano, il Clan dell’Orsa di Aosta.
· Negli anni che seguono, i Cavalieri della Commenda perseguono risultati sia in ambito re-enacment che in ambito tecnico raggiungendo finalmente gli apici della notorietà. Un’evoluzione di prestigio e di professionalità porta la Commenda, il 26-27 febbraio 2000, sul palco di Piazza San Marco a Venezia a presentare il loro spettacolo per la cerimonia di inaugurazione del Carnevale. Il 20-21 maggio 2000 a Legnano (MI) la Commenda cura l’organizzazione strategica, tattica e logistica della rievocazione della Battaglia di Legnano – 200 partecipanti a piedi tra fanti, picchieri e balestrieri oltre a 40 cavalieri.
· Numerose e rinomate manifestazioni medievali si appoggiano alla Commenda per quanto riguarda la parte dei combattimenti : San Giminiano, Brisighella, Bevagna, Volterra, Noale sono solo alcuni tra i nomi delle città, le cui piazze o palcoscenici hanno visto i gli spettacoli del Gruppo.
· Il 14 - 15 ottobre 2000 la Commenda prende attivamente parte alla importante rievocazione della Battaglia di Hastings (Inghilterra) evento a cui sono presenti gruppi e associazioni di re-enacment medievale provenienti da tutto il pianeta per un totale di circa 2000 persone.
· Nell’agosto del 2001 la Commenda ha effettuato, riscuotendo un gran successo, una tournè di due settimane in Giappone, dove ha presentato, attraverso ben 21 spettacoli, la scherma medievale italiana, nell’ambito del progetto : “Italia in Giappone”.
· Oggi il gruppo di rievocazione storica “I Cavalieri della Commenda” può vantare più di cento manifestazioni al suo attivo, una preparazione sull’arte marziale della scherma medievale tra le più professionali in Italia ed Europa, una attenta riproduzione sia dei costumi che di tutti gli accessori (armature, armi, attrezzatura da campo, etc.) necessari ad una perfetta ambientazione. Il tutto per fornire al pubblico una possibilità di impiego sempre più completa e professionale.

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TECNICHE

Lo studio approfondito dei maggiori stili di scherma medioevale rievoca solitamente, in ambito “gruppo storico”, la parola “SCRIMA”. Parola inflazionata e spesso fraintesa, la scrima racchiude tutti quei significati per cui oggi, nel 2002, i gruppi storici rappresentanti armati, guerrieri e cavalieri (e chi più ne ha più ne metta) si destreggiano da anni in tenzoni e combattimenti attraverso tutte le piazze e d’Italia (la Commenda tra di loro!)

Tutto un insieme di elementi hanno fatto sì che uno stile di combattimento prendesse piede e prevalesse su tutti gli altri : la spada a una mano e mezza.
Questo stile predomina e spesso anzi esclude molti altri modi di combattere che di conseguenza non vengono assolutamente presi in considerazione e di conseguenza neanche riproposti. Il periodo da noi presentato, anche in costume, tende a sottolineare alcune differenze sostanziali (solitamente dimenticate o addirittura sconosciute) del combattimento basso-medievale e rinascimentale con quello da noi approfondito(XII-XIII sec.).
In pratica, la Commenda, dopo aver iniziato, come la maggior parte delle compagnie d’arme, e cioè con l’ormai classico nonché famoso “Flos Duellatorum”(Fiore dei Liberi) si e spostata indietro nel tempo (senza mai rinnegare però il proprio passato), approfondendo l’arte marziale e il periodo presentato in re-enacment nella maniera più fedele.
Il primo e più importante studio è stato fatto sullo stile di combattimento più classico e più usato di tutto il medioevo : la scherma con spada e scudo.
Questo stile di combattimento, evolutosi dall’alba dei tempi si basa su un principio di utilizzo indipendente dei due arti superiori per avere il massimo della velocità possibile contemporaneamente al massimo della difesa. È interessante notare che mentre il classico dipinto di moltissime epoche antiche riporta un guerriero che combatte con un’arma offensiva (spesso una spada ma non solo) e con l’altro braccio sorregge e utilizza un’arma difensiva (normalmente scudi delle più svariate forme e dimensioni) le forme moderne e neo-classiche rappresentano sempre (o quasi) il guerriero armato di sola spada. Questo ha creato qualche problema.
Grazie infatti ad un accurato bombardamento Hollywoodiano/fumettistico e a tutto l’universo che gira intorno ad esso, il re-enactor medio è convinto che la spada sia l’arma perfetta da utilizzare sempre e comunque da sola (NB : il cinema o il fumetto raramente si sono vantati di creare eventi degni di essere notati per la fedele ricostruzione storica).
Mentre succede tutto questo pochi si accorgono invece che, simbologie a parte, la spada faceva solitamente parte di un abbigliamento specifico da soldato ed era quindi indossata ed usata in concomitanza con lo scudo, l’armatura, l’elmo etc.
Ed è proprio questa tecnica a non essere utilizzata correttamente, o spesso addirittura a essere omessa dalle ricostruzioni, ed è proprio questa tecnica di combattimento, la più classica delle arti marziali medievali, la base per il più completo e puro stile di combattimento all’arma bianca.
La Commenda, negli ultimi anni, ha intrapreso una linea di allenamenti che hanno portato i suoi elementi ad avere un buon livello di conoscenza pratica e particolareggiata in tutti i suoi aspetti, della scherma con arma difensiva e arma offensiva. Questo ha permesso di conseguenza di spaziare dal classico “spada a una mano e scudo triangolare”(o scudo rotondo detto “rotella”) alle ultime evoluzioni che hanno portato a un spettacolare e complesso scontro con spade e brocchieri.
Ovviamente, tutto ciò che la Commenda affronta, prepara, costruisce e alla fine offre, è solo un’accurata interpretazione di quello che era il combattimento dell’epoca.
Personalmente penso che nessuno abbia la fortuna di poter viaggiare a ritroso nel tempo per poter assistere, ad esempio, ad un torneo cavalleresco del tredicesimo secolo.
Considerato inoltre che le tecniche di combattimento si sono evolute paurosamente nel corso dei secoli, noi comuni mortali del ormai XXI secolo, possiamo solo interpretare.
Una interpretazione basata su tutto il materiale che è giunto fino a noi, effettuando quindi un lavoro profondo e accurato, che ci avvicini sempre più alla verità.
Ma quella verità rimane, in ogni modo, una interpretazione della scherma medievale e di tutti i suoi ormai sepolti segreti.

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ABITI E ARMATURE

Andiamo ora a vedere quali sono le nostre interpretazioni dell’abbigliamento militare del XIII sec. Tenendo conto delle innovazioni tecnologiche e delle mode, che dilagavano molto più lente ma esistevano, ho cercato di dare un’idea “media” sul costume di questo periodo storico.



Prima di tutto parliamo dei tessuti che più comunemente erano usati durante quel periodo. Le stoffe più diffuse, perchè relativamente a basso costo rispetto alle altre, erano lana e canapa nelle loro diverse lavorazioni, esistevano poi anche la seta, il lino, il cotone e vari tessuti misti, che erano prodotti anche nella nostra penisola (erano famosi i tessuti lombardi e toscani), ma soprattutto importate e che mantenevano, in ogni modo, prezzi molto alti.
Iniziamo, naturalmente, dall’infula, sorta di cuffia in tessuto dal quale l’uomo medievale non si separava mai; passiamo ora alla biancheria intima: il primo indossato erano delle mutande, che erano confezionate probabilmente in lino o canapa mista a cotone ed erano una sorta di paio di brache molto ampie, che andavano dalla vita, dove, con alcuni risvolti ed una fettuccia venivano assicurate, fino a sotto il ginocchio, strette anche lì per evitare che con il movimento si muovessero. Durante l’estate e durante il lavoro, essendo questo capo prettamente maschile e comunque comune a tutte le classi sociali, potevano, tramite delle aperture laterali, essere rimboccate fino alla vita dove erano fermate con la fettuccia del ginocchio, lasciando così le gambe libere. Come coperture delle gambe si usavano delle calze fatte in lana o tessuti misti più leggeri, a seconda delle stagioni e che andando ad allacciarsi ed a sovrapporsi alle brache erano dette calzebrache.
Queste “calze” iniziavano, in questo periodo, ad essere di colori sgargianti e, per quanto lo rendessero possibile i tessuti dell’epoca, aderenti alla gamba; si allacciavano con un bottone o una fettucia ad un legaccio delle brache lasciato appositamente uscire da passanti laterali e partendo dalla coscia, coprivano tutta la gamba, piede compreso. Per migliorare l’aderenza, esclusivamente per una questione estetica, si usava stringere con dei nastri o delle strisce di pelle, la calza giusto sotto al ginocchio. Durante la stagione calda, poi, si potevano anche arrotolare sino a questo nastro, lasciando scoperta la parte di gamba che sarebbe rimasta, comunque nascosta dalla lunga tunica. Ulteriori varianti delle calze sono quelle “solate”, simili a quelle precedenti con la sola differenza che queste ultime erano fatte con una robusta suola di crosta (pelle) per far si che potessero essere usate da sole, senza, cioè, altre calzature.
Esisteva, nell’abbigliamento del Cavaliere, anche la versione più “militare” che consisteva nel confezionare questo capo con un’imbottitura simile a quella del gambeson, che vedremo più avanti, per poter meglio proteggere le gambe dagli attacchi. A questo punto si inizia ad indossare la prima parte di armatura cioè le calze di ferro (parte dell’armatura in cotta di maglia che copre le gambe), assicurate da una cintura in vita e strette, anch’esse sotto al ginocchio per meglio distribuire il peso sulle gambe, arrivavano a coprire il piede al quale erano assicurate alla scarpa interna grazie ad anelli di ferro.
Come ultima protezione per le gambe, oltre agli schinieri probabilmente in cuoio cotto, si usavano dei cosciali imbottiti con ginocchiere in cuoio cotto o ferro che erano allacciati alle brache come le calze.
Sopra a tutto questo s’indossavano prima un camicione di lino o misti e poi lunghe tuniche sempre, però, di una lunghezza che raggiungeva almeno il ginocchio. Fatte anche queste di tessuti misti, lana o anche di seta, se ad indossarle erano ricchi o nobiluomini, le tuniche avevano varie fogge, maniche ampie o strette e ricche bordature.
Generalmente, almeno dalle testimonianze iconografiche che sono arrivate fino a noi, il passo successivo nella vestizione del combattente era il gambeson, parola francese che indica una sorta di tunica lunga circa quanto l’usbergo con le maniche ed il colletto, completamente imbottita di crine animale, canapa o stracci, che serviva ad attutire i colpi ed il peso dell’usbergo stesso che vi era indossato sopra. Dello stesso materiale era fatta la cuffia d’arme, un’infula imbottita da indossare sotto o sopra il camaglio di anelli a seconda del tipo di elmo, che proteggeva il capo.
L’usbergo o cotta di maglia era l’armatura usata in questo periodo, un fitto intreccio di anelli di ferro ribattuti e rivettati a formare una vera e propria maglia di ferro che proteggeva la testa, con un cappuccio o camaglio, il busto, le braccia (mani comprese) e le gambe fino alle ginocchia.
Eredità, probabilmente delle crociate, viene ora la cotta d’arme. Adottata sicuramente per ripararsi dal sole cocente in Terrasanta, come già usavano le milizie islamiche, questo indumento si è evoluto rapidamente da semplice protezione per il sole a segno di riconoscimento araldico, infatti, su questa tunica erano spesso riportati i colori ed i simboli di chi la indossava, così da poter essere sempre riconosciuti anche nell’infuriare di una battaglia. Confezionata in diversi materiali fu molto lunga alla fine del XII sec. e si accorciò gradualmente durante il corso del XIII sec. Generalmente senza maniche o con mezze maniche fino al gomito (più lunghe avrebbero impedito i movimenti).
A questo punto, verso l’ultimo quarto di secolo circa, sulla cotta di maglia si possono aggiungere alcune ulteriori protezioni come i parabracci, le cubitiere per i gomiti o le alette sulle spalle, tutte probabilmente fatte in cuoio cotto, materiale più leggero ed altrettanto sicuro del metallo ed inoltre non soggetto a ruggine.
Ora il cavaliere è pronto per imbracciare il suo scudo probabilmente triangolare e dipinto con il suo stemma araldico, stringere le “guigge” intorno all’avambraccio e passarlo a tracolla, prima di impugnare la spada si fa aiutare ancora una volta dal suo fedele scudiero ad indossare l’elmo pentolare, protezione estrema e impenetrabile dal mondo esterno, una volta calzato non si sente quasi più nulla, solo il sangue che pulsa nelle orecchie e ci si augura di poterlo sentire ancora per molto.

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visitate assolutamente la fonte
 
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julialeondoro
view post Posted on 14/10/2007, 20:36




ma come mai cose così lunghe?
io non ho letto e nn ho nemmeno intenzione di farlo ma comunque voglio esprimere il mio parere: L'ASSASSINO è IL MAGGIORDOMO COL CANDELIERE IN SALA DA PRANZO
 
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ViolaInside
view post Posted on 18/10/2007, 18:23




kukuku...sn io l'assassino io il grande......SERPENTE BIANCO DI KONOHA OROCHIMARU
 
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Liam_Jargo
view post Posted on 31/10/2007, 14:44




La storia del muay thai

La boxe thailandese è nata nell'antico Siam, e le sue origini, come del resto per gran parte delle arti marziali, si perdono nel passato più remoto. Ecco il motivo per cui non troviamo notizie storiche realmente attendibili.
In Oriente la culla delle forme di lotta note comunemente come arti marziali è stata l'India; ed è proprio in quell'immenso sub continente che inizia la storia di una popolazione che risale a oltre 2000 anni or sono. Quella che sarebbe diventata la razza Thailandese allora chiamata la tribù degli AO-LAI.
Dal 200 A.C. proprio dal Nord dell' India gli AO-LAI iniziarono una lunga migrazione attraverso il Tibet orientale a Sud fino alle ricche vallate della provincia dello Yunnan nella Cina meridionale. Poi continuarono a spostarsi spingendo i confini dell' Impero in tutte le direzioni, fino a migrare nuovamente verso Sud; a questo punto il popolo degli AO-LAI si divise in tre gruppi: Gli Shan, che si stabilirono nella parte settentrionale di Burma, gli Ahom si diressero ad Est fino a raggiungere il Vietnam, mentre gli AO-LAI veri e propri si fermarono prima nel bacino del fiume Mekhong e da lì si mossero ancora verso Sud in quello che sarebbe diventato il regno del Siam.
Ma per mantenere il loro territorio i Thai furono sempre in guerra per oltre mille anni con i loro nemici, i Tibetani, i Burma, i Cinesi ecc..Prima dovettero combattere gli abitanti originali delle terre da loro occupate, tribù aborigene, ma subito dopo si trovarono a doversi difendere da una minaccia ben più grave quella del potente impero dei Khmer.
I KHMER avevano il più forte e ricco impero del Sud Est asiatico, con territori che andavano dal Vietnam al Laos, alla Cambogia e parti della Malesia e di Sumatra. I loro guerrieri erano una vera e propria casta chiamata " NAYAR".
I THAI provenienti dal Sud della Cina si stabilirono praticamente nella parte Nord dell' impero dei Khmer ed ovviamente si trovarono a scontrarsi. Nonostante l'inferiorità numerica i guerrieri Siamesi riuscirono nel 1238 a conquistare una grande capitale di provincia dei Khmer vicino all'odierna Sukhothai. Fu lì che stabilirono il primo regno ufficiale del Siam sotto il governo del Re Ramkhamhaeng.

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La storia dell' Arte Marziale Thailandese è stracolma di battaglie, guerre e di gesti eroici di mitici guerrieri. Tra i più famosi si ricorda Naresuan il Grande (1590-1605) il principe nero alla metà del XVI secolo, fu sotto il suo regno che il popolo Siamese venne soprannominato "la razza delle otto braccia". La Muay Thai era già notissima da secoli. In quel periodo quest'arte diventa parte integrante dell'addestramento di tutti i soldati.
Con il regno di Pra Chao Sua (1703-1709), soprannominato "il re tigre", ci fu un periodo di generale pace e benessere, tale che il popolo Thailandese poté dedicarsi alle sue attività favorite, tra cui la pratica di quest'arte che divenne in breve tempo uno dei passatempi più diffusi ed amati.
Naturalmente i combattimenti a quei tempi erano diversi da come adesso li conosciamo: gli atleti si proteggevano le mani con delle strisce di cuoio, mentre i genitali erano coperti con una conchiglia, fissata con della stoffa. Non esistevano categorie di peso così come ci sono adesso. Il combattimento durava fino a che uno dei due pugili non perdeva i sensi.
Fino all'inizio del secolo scorso, 1921, la Muay Thai era materia obbligatoria nelle scuole.

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Qualche anno dopo, Intorno al 1930, la Muay Thai ha subito alcune restrizioni nelle sue regole ed in particolare è stata resa più sportiva, tralasciando la parte più marziale, attraverso l'introduzione di regole per la tutela dei combattenti, come l'uso dei guantoni, la suddivisione in categorie di peso, in riprese, ecc.. Queste nuove regole hanno contribuito a ridurre il numero di incidenti sul ring e negli allenamenti, favorendone nel contempo la sua diffusione verso le altre nazioni.
Nel 1939 il nome dato al territorio del regno del Siam fu ( Muang Thai) terra dei thai o terra degli uomini liberi, l'odierna Thailandia. Un cambiamento che interveniva sette anni dopo il passaggio da un regime di monarchia assoluta a una monarchia parlamentare.

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ViolaInside
view post Posted on 3/11/2007, 06:01




kukuku...
 
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Liam_Jargo
view post Posted on 25/11/2007, 15:41




SAVATE

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L'origine della Savate viene fatta risalire al parigino Michel Casseux (detto "Pisseau"): nato nel 1794, studiò le discipline di combattimento allora praticate in Francia, semplificandone alcune parti per agevolarne l'apprendimento. Nonostante il successo ottenuto, morì in miseria e la sua opera continuò attraverso un suo allievo, Charles Lecour.
Lecour si recò in Inghilterra con lo scopo di studiare il pugilato inglese. Ancora oggi, nella tecnica pugilistica della savate, risulta netta l'influenza del pugilato inglese. Charles Lecour e suo fratello Hubert si impegnarono nell'opera di diffusione della disciplina, tenendo numerose dimostrazioni e ottenendo un buon successo. Contemporaneamente ai fratelli Lecour vissero altri importanti personaggi, come Charles Ducros e Louis Lebucher. Più tardi si inserì la figura di Luis Vigneron, nato a Parigi nel 1827, un gigante di 198 cm per 100 kg di peso.

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Nel 1839 nacque a Parigi Joseph Pierre Charlemont; allievo di Vigneron, iniziò la pratica sin dalla più giovane età tanto che a 22 anni era già maestro d'armi; oltre che al combattimento a mani nude, eccelleva nell'uso della spada, della canne e del baton. Costretto a rifugiarsi in Belgio, continuò la pratica e diffuse con buon successo la boxe francese anche in questa regione. Durante questo periodo, pubblicò il primo scritto tecnico relativo alla Boxe Francese, creando il "Metodo Charlemont". Ritornato in Francia nel 1879, fondò la sua accademia che per numerosi anni fu considerata il tempio della Boxe Francese. Dalla sua scuola uscirono diversi elementi di spicco tra i quali il figlio Charles, che nel 1883 subentrò al padre nella conduzione della palestra. La sua fama superò presto quella del padre, tanto da essere più volte invitato anche all'estero per stages e dimostrazioni. Sostenne e vinse molti incontri contri i rivali di sempre, i pugili inglesi, vincendo a Londra nel 1887 i giochi della Regina Vittoria.
Nonostante i successi ottenuti da questi grandi atleti, la savate entrò in una fase di declino proprio nel momento in cui aveva ottenuto una notevole popolarità: infatti anche la nobiltà cominciò a praticarla ma modificandone la natura e trasformanda in una sorta di danza (certo una disciplina così dura con colpi a contatto pieno non era alla portata di tutti e probabilmente ancora di meno a nobili dalla "pelle fina", i quali non avevano certo bisogno di far risse per guadagnarsi da vivere).
Per fermare questo processo di declino, nel 1903 la "Federazione Francese delle Società di Boxe Inglese" (Federation Francaise des societes de Boxe) tentò di unire sotto un'unica bandiera le due boxe contendenti, savate e boxe inglese (che nel frattempo si era diffusa largamente, anche grazie al giro di scommesse), ma Charles Charlemont rifiutò tale proposta.

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Una nuova spinta venne dalla presentazione come sport dimostrativo alle Olimpiadi di Parigi nel 1924, e dall'organizzazione, nel 1937, del primo campionato di Francia. Questi eventi però non riuscirono a rilanciare la disciplina e l'avvento della seconda guerra mondiale fermò forzatamente l'opera di diffusione.
Alla fine della guerra, il conte Pierre Barozzi (detto Baruzy), di origini veneziane, allievo di Charles Charlemont, contribuì al rilancio della disciplina diventando presidente della commissione di Boxe Francese. Grazie a personaggi come Bernard Plaisait e Marc Kunstlè e all'opera di appassionati e praticanti, oggi la boxe francese savate è largamente conosciuta e praticata, sia a livello dilettantistico che professionistico, anche al di fuori della Francia.

LA TECNICA

La tecnica pugilistica si rifà, come già detto, a quella del pugilato inglese: diretti, ganci, montanti e swing sono i colpi principali. I contendenti indossano dei guantoni simili a quelli utilizzati nella boxe, ma con un'imbottitura che garantisce maggior protezione.
La savate si distingue dagli altri sport da combattimento similari (kickboxing, thai boxing) anche per il fatto che i pugili indossano, oltre ad una divisa caratteristica (l'accademia), un paio di scarpette, che devono essere liscie e non presentare asperità che possano ferire l'avversario; la scarpetta è inoltre l'unica parte valida utilizzabile nelle tecniche di calcio (mentre nella kickboxing e thai boxing è possibile anche colpire con la tibia o con il ginocchio) e questi accorgimenti ne differenziano la tecnica. Tra le tecniche di calcio più utilizzate ci sono il colpo di piede basso (chiamato anche "Charlemont"), il fouetté (calcio circolare), il chassé frontale (calcio frontale "a spinta"), il chassé laterale (calcio laterale), il revers e il revers de face. Alcuni calci si possono eseguire in rotazione (tournant) e in salto, ma data la difficoltà d'esecuzione il loro uso non è molto frequente.
E' permesso colpire su tutta l'altezza dell'avversario, alle gambe, al corpo e al viso.

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Liam_Jargo
view post Posted on 29/11/2007, 15:44




Jeet Kune Do

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Il jkd e' nato grazie ad anni di studio e sperimentazioni di Bruce Lee , che lo hanno sempre spinto a dare il meglio nella continua ricerca di nuove tecniche e di nuove soluzioni atte a migliorare il combattimento. Durante il suo cammino egli ha appreso numerose tecniche di combattimento che spaziano nelle diverse discipline orientali ed occidentali. Il Suo intento non era quello di creare una nuova disciplina, ma' di semplificare i contenuti di quelle gia' esistenti, migliorando cosi la Sua capacita' di Fuoco. Non solo un bravissimo attore, ma anche uno studioso di filosofia, educazione fisica e medicina. Padre di due figli "Brandon e Schanon Lee". Oggi Jun Fan (questo e' il vero nome di Bruce ) e' piu' vivo che mai grazie al lavoro che egli in passato ha saputo costruire per se stesso, ma anche per coloro che gli erano vicini. La Nucleus (associazione Americana di cui amministratrice e coordinatrice oggi e' Linda Lee) segue, promuove, attiva numerosi istruttori nel mondo !

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Da cosa e' composto il JKD

Tecniche di combattimento corpo a corpo a distanza lunga, media, corta - Studio e applicazioni di leve articolari - Intrappolamenti, strangolamenti, azioni di fuga - Sviluppo delle senzazioni emozionali - Sviluppo della sensibilita' - studio del corpo umano e della sua capacita' di resistenza allo sforzo - tecniche di assalto - azioni contro piu' avversari - allenamento fisico e mentale - sviluppo delle qualita' quali precisione, forza, velocita' - eccezionale lavoro di footWork (lavoro di piedi) e di power geb (energia di pugno) - posizionamento - tempismo - concentrazione durante il combattimento reale - massima attenzione della propria forma fisica - continuo processo di apprendimento, allenamento e semplificazione - potenza esplosiva.

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ho trovato poco sulla tecnica ma da quello ke ho letto posso dire ke è composta da uno stile misto di diverse arti marziali, bruce lee ha preso le parti migliori di tutte le arti marziali ke ha conosciuto, allora pugni stile boxe parate del wing chun, i calci del karate e poi ha aggiunto qualke mossa da arti marziali in genarale (essendo cinese deve aver messo il wushu)

se qualcuno ne viene a sapere di più mi avverta
 
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Bad Intentioned
view post Posted on 29/11/2007, 15:53




da sottolineare che il Jkd ha preso molto dal Wing Tsun, e molto anche dall'Escrima...infatti molte mosse si ritrovano..
 
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Liam_Jargo
view post Posted on 30/11/2007, 12:22




dal wing chun lo sapevo d'altronde bruce lee è stato allievo di yap man ma dalla escrima nn ne sapevo niente, cmq io nn sono mai stato un fan di bruce lee
 
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Bad Intentioned
view post Posted on 30/11/2007, 12:36




...yip man....


cmq anche dall'escrima....e se guardi il film "i 4 dell'operazione drago" uno dei ccombattenti che affronta usa proprio l'escrima perchè bruce voleva fare vedere tutti gli stili che riteneva utili...
 
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60 replies since 10/6/2007, 09:16   7904 views
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